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Repubblica Marinara - La politica della Repubblica

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Repubblica Marinara
La politica della Repubblica
Passano gli anni...
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A questo punto la politica della Repubblica si complica ancora di più per la minacciosa coalizione guelfa delle città tradizionalmente nemiche: Lucca, Firenze e Genova. La città diventa conservatrice; lo slancio iniziale, che aveva visto la città repubblicana alla conquista di un grande spazio commerciale, subisce una battuta d'arresto. Nell'anno 1250 muore il grande protettore della città: Federico II di Svevia. Nella successiva guerra, Pisa subisce gravi perdite e deve accettare, di conseguenza, la pace assai onerosa dell'anno 1256 impostale da Lucca e Firenze; ma la riscossa pisana non si fa attendere. Anno 1258: Genova è battuta per mare dall'alleanza tra Veneziani e Pisani. Lo scontro generale tra i Guelfi e i Ghibellini avviene in una località nei pressi di Siena, a Montaperti, nell'anno 1260. Molto sangue generoso viene versato in quella battaglia fratricida, vinta dal ghibellino Farinata degli Uberti, e quindi dai Pisani, che partecipano numerosi con la loro armata. Ma quando re Manfredi (figlio di Federico II) viene a morte, le fortune dei Ghibellini italiani, Pisani inclusi, calano paurosamente.

 

Nel clima delle feroci lotte tra le città italiane matura la tragedia del la battaglia navale della Meloria. Un isolotto roccioso e disabitato, dove sol tanto gli uccelli marini osano avventurarsi, la Meloria si erge nel blu del Mediterraneo a poche miglia dalla costa toscana e dalla foce dell'Arno. Gli storici dicono che il 6 agosto 1284 era una giornata tranquilla  piena di sole, con il mare leggermente increspato, con ampi voli di gabbiani pre datori di spazi, dai gridi rauchi e striduli come risa smorzate. Le due flotte di Ge nova e Pisa si scrutavano minacciose con le ciurme pronte alla lotta, consapevoli che il destino di una delle due città do veva compiersi per sempre. Furono innal zate preghiere ai rispettivi Santi protet tori di Pisa e di Genova: San Panieri e San Giorgio.
Il comportamento eroico dei marinai pisani non valse a salvarli da una tremenda sconfitta. Al termine di quella infausta giornata la migliore gioventù pisana giaceva per sempre sotto le onde del Mediterraneo; e non c'è altro posto in Italia dove le acque sono così intensamente verdi e azzurre come quelle che circondano la Meloria.
Forse anche il buon Dio quella sera ebbe il suo daffare a separare San Ranieri e San Giorgio che si erano, con ogni probabilità, santamente accapigliati nelle azzurre prospettive del Paradiso degli eroi. La sera di quel fatidico giorno di agosto ogni famiglia pisana piangeva almeno un caduto che si era battuto valorosamente, ma senza fortuna, nei pressi della Meloria. L'ombra del tradimento si affaccia ancora oggi inquietante su quella sfortunata battaglia; il conte Ugolino della Gherardesca, considerato traditore della patria pisana, fu rinchiuso in una torre, quella dei Gualandi, e colà fu fatto morire di fame insieme ai figli e ai nipoti.
Per questo Dante si scaglia con furore contro Pisa nella sua Divina Commedia definendo la città « novella Tebe » e « vituperio delle genti ». Ma Dante era un fiorentino, non un pisano, e forse non sapeva, o non voleva sapere, che oltre ventimila pisani, pieni di vita e di giovinezza, erano caduti alla Meloria per l'infame tradimento del loro concittadino.